Celebrando la Festa del Papà e la Tradizione di San Giuseppe.

Oggi vogliamo condividere con voi l'emozione e la gioia che accompagnano la celebrazione della Festa del Papà, una giornata speciale in cui onoriamo e ringraziamo i nostri papà per tutto l'amore che ci donano. I festeggiamenti in loro onore passano per le tradizioni culinarie che ci appartengono.

La Festa del Papà, celebrata in Italia il 19 marzo, assume un significato speciale in quanto coincide con la ricorrenza di San Giuseppe, sposo di Maria e padre putativo di Gesù. La scelta di questa data non è casuale: San Giuseppe rappresenta l’esempio perfetto di padre amorevole, protettivo e laborioso, valori che si ritrovano nella figura del papà moderno. Questa festa è anche l’occasione perfetta per apprezzare il ruolo della cucina come espressione d’amore. Molti di noi ricordano le ricette tramandate di generazione in generazione. Quindi, in questo giorno speciale, invitiamo tutti a condividere il cibo e a celebrare l’amore attraverso le tradizioni culinarie, ricordando il significato profondo di San Giuseppe e la dedizione dei nostri papà.

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Foto testata di Kelly Sikkema su Unsplash

La tavola della festa.

Essendo siciliani, abbiamo nel repertorio molte ricette della nostra isola, dove le tradizioni legate a San Giuseppe sono numerose e affascinanti. Le ricette per San Giuseppe sono quelle di piatti semplici provenienti dalla tradizione contadina. Sono tanti i piatti tipici di questa ricorrenza e oltre ai dolci, non mancano i primi piatti e quelli soprattutto a base di verdure.

Festa di San Giuseppe nei miei ricordi da bambino.

Quando ero bambino il 19 marzo era una “festa comandata”. Mia Nonna Graziella organizzava a casa una festa pari a quella del Natale, i “Giuseppi” eravamo tanti, il nonno, papà, la zia e io stesso che lo porto di secondo nome, ed erano tanti i piatti tradizionali che accompagnavano quel giorno di festa particolare a cominciare dall’immancabile pane benedetto. Di quel giorno ricordo in particolare, oltre i tantissimi manicaretti che nonna preparava, la festa che si svolgeva nel quartiere con la mensa dei poveri. Una lunghissima tavolata al centro della piazza alla quale erano invitati “gli ultimi”, i più poveri.

Mi ricordo di una tovaglia bianca che il vento faceva svolazzare, di facce sporche, di barbe e capelli poco curati, di tegami colmi di favi a cunigghiu, del parroco che veniva a benedire il pane della mensa, di quantità industriali di pasta con le sarde e delle buonissime sfinci offerte dal bar all’angolo della piazza.

Ricordo anche le vampe (i falò) della sera prima, organizzate fra gli incroci e i cortili della borgata, del chiasso di noi bambini, delle mani rassicuranti di mio padre che mi teneva lontano dalle fiamme.

Il 19 marzo a Palermo era anche questo!

Biagio Barraco.
Vampa di san Giuseppe alla Kalsa, Palermo 2019 – Di Marta Mussolin – Opera propria, CC BY-SA 4.0
Le Vampe che illuminavano le notti con un rito millenario, oggi sono vietate dai Sindaci delle città e quelle accese da qualche “devoto disubbidiente” vengono prontamente spente dai Vigili del Fuoco, ma l’usanza d’invitare i poveri al banchetto di San Giuseppe ancora sopravvive in molte città del Sud.

Le tavole di San Giuseppe.

Una delle tradizioni più radicate durante la festa di San Giuseppe è la preparazione dell'”Altare di San Giuseppe”, una tavola imbandita con cibo abbondante. Questa tradizione risale ai tempi in cui le famiglie, durante periodi di carestia, costruivano altari per condividere il cibo con i meno fortunati. I banchetti di San Giuseppe si svolgono in diverse parti della Sicilia, ma sono diffuse anche in Calabria, così come nel Salento e nel resto della Puglia. La tradizione vuole che le famiglie che intendono esprimere la loro devozione al santo, allestiscono in casa una tavolata per le persone meno abbienti.

Una tavolata di San Giuseppe a Valguarnera Caropepe – Di Melo81 di Wikipedia in italiano, CC BY-SA 3.0

Le Tavole di San Giuseppe non sono l’unico riferimento al cibo della festa del Santo, da segnalare la bella tradizione degli altari di Salemi addobbati con bellissime forme di pane di grande valore artistico.

Dalla ricorrenza religiosa alla festa laica.

La festa del papà si celebra il 19 marzo proprio perché quel giorno pare ricorrere la morte di San Giuseppe, patrono dei falegnami e degli artigiani, ma anche protettore dei poveri e dei padri di famiglia. Il culto di San Giuseppe ha origine nel V secolo in alcuni monasteri egiziani dove venne scritta la Storia apocrifa di Giuseppe il falegname. La festa del 19 marzo, invece appare per la prima volta nell’anno 800 in un martirologio gallicano in cui il Santo è chiamato Ioseph sponsus Mariae (“Giuseppe sposo di Maria”).

Immagine di pubblico Dominio

Il culto si sviluppa nei secoli XIV e XV quando viene riconosciuto anche come padre esemplare, grazie ai francescani divenuti i custodi della “casa di Giuseppe” e il cui capitolo generale di Assisi adotta la sua festa del 19 marzo nel 1399.

Nel 1871 la Chiesa proclamò San Giuseppe protettore dei padri di famiglia e la data del 19 marzo divenne così un appuntamento ufficiale per celebrare la paternità nei Paesi a tradizione cattolica.

La ricorrenza laica della festa del papà ha invece origini più recenti.

Il primo Father’s Day venne promosso in America nel 1910. Nella cittadina di Spokane, la signora Sonora Smart Dodd organizzò una festa in onore del padre Henry Jacskon, ex-combattente della Guerra di Secessione, non il 19 marzo, ma il 19 giugno, giorno del compleanno di suo padre.

Nel 1966, il Presidente Lyndon B. Jhonson ufficializzò l’evento come festa nazionale. La festa laica ebbe particolare successo diffondendosi in altre nazioni del mondo. In Italia la festa laica si aggiunse alla celebrazione religiosa del 19 marzo di San Giuseppe.

Curiosità: Perché il giorno di San Giuseppe si mangiano le frittelle?

Come ogni ricorrenza che si rispetti, anche la festa di San Giuseppe è legata alla preparazione di pietanze dolci tipiche. Si tratta generalmente di frittelle che si trovano nella cucina italiana in tante varianti regionali, quasi sempre ripieni di una crema.

L’uso di mangiare le frittelle durante la festa di San Giuseppe pare derivare da un’usanza degli antichi romani che le consumavano per celebrare il 17 marzo le Liberalia, dei festeggiamenti in onore delle divinità del vino e del grano. Una leggenda, fa risalire questi dolci tradizionali alla fuga di Giuseppe, Maria e Gesù in Egitto. Secondo la tradizione San Giuseppe per riuscire a mantenere la sua famiglia in terra straniera si mise a vendere frittelle. Affiancando al suo lavoro di falegname, quello di friggitore ambulante.

Le frittelle più note di questa festa sono certamente le Zeppole di San Giuseppe e le Sfincie di San Giuseppe. Le prime appartengono alla tradizione napoletana e sono farcite con crema e marmellata di amarene, le seconde, ripiene con crema di ricotta di pecora e scorze d’arancia fanno parte della rinomata pasticceria palermitana.

La frittella, il dolce emblematico della festa.

A Roma queste “frittelle” sono chiamate Bignè di San Giuseppe, mentre in Toscana e in Umbria si preparano delle frittelle di riso cotto nel latte e aromatizzato con spezie e liquore. A Genova, invece le frittelle di san Giuseppe sono fatte con amaretti, ricotta e pangrattato.

Versioni dolci di pasta ripiena, sono le frittelle che si preparano nelle cucine regionali del Nord. In Emilia-Romagna, ad esempio, è tipica la raviola, un piccolo involucro di pasta frolla richiuso sopra una cucchiaiata di marmellata, o di crema. Nel comune di Riccia, in Molise, è tipico il cavezone o calzone di San Giuseppe, un dolce composto da una pasta sfoglia ripiena da una farcia a base di ceci, miele e vaniglia. Nella Lombardia e in altre regioni del Nord Italia sono tradizionali i tortelli di San Giuseppe.

Conclusione.

Auguriamo a tutti i papà una Festa del Papà straordinaria e a coloro che celebrano San Giuseppe, un giorno pieno di gioia, abbondanza e amore. Che questa festa ispiri a coltivare le tradizioni e a condividere il gusto della vita con coloro che amiamo.

Con affetto, Biagio e Clotilde.

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