Già 2500 anni fa nei thermopolion delle città greche siciliane si vendevano verdure bollite insieme a interiora e frattaglie lesse o arrostite sulla brace. In questi luoghi di ristoro il cibo poteva essere mangiato sul posto o portato a casa, una sorta di take-away ante litteram.
Patati e domestichi vugghiuti
Patate e carciofini bolliti
Nei negozi e nelle bancarelle di frutta e verdura dei mercati, ad inizio della primavera fino all’estate inoltrata, si possono notare pentoloni fumanti di carciofi e patate bollite, si tratta dei più antichi e popolari tra i cibi di strada. Serviti ancora caldi nel “coppo” di carta oleata, gli ortaggi si gustano passeggiando, o si può portarli a casa per condirli a piacere.
In particolare le patate bollite costituiscono uno degli stuzzichini preferiti dal palermitano. Perfetto per “assorbire” il classico aperitivo serale presso le numerose taverne di borgata.
Il detto popolare: “Cu mancia patate un mori mai” (chi mangia patate non muore mai), rivela il particolare affetto verso questo antico cibo da strada capace di soddisfare in poco tempo anche gli appetiti più famelici!
Pollanca
Pannocchia di mais lessata
Pollanca è il modo in cui i palermitani chiamano la pannocchia di mais bollita. Le pannocchie lesse nel periodo estivo sono vendute nei mercati dentro grossi pentoloni fumanti dai venditori ambulanti.
Alcuni di questi venditori trasportano le pollanche a spalla nelle “trasferte” tra i bagnanti nella vicina spiaggia di Mondello.
Proverbiali e colorite sono le “abbanniate” dei venditori che vantano un repertorio vastissimo e capace di tirare in ballo tutti i nomi di donna presenti sul calendario, trovando una rima per ognuno.
Babbaluci
Lumache di terra
I babbaluci sono le lumache terrestri che in estate si raccolgono nei campi di erba secca, i restucci. Queste, dopo un complicato processo di lavaggio vengono lessate seguendo un particolare procedimento per lasciare il mollusco fuori dal guscio.
Un classico è gustarle condite con sale e pepe e abbondanti dosi di prezzemolo e aglio soffritto. Preparate in questo modo le lumache sono il piatto tipico del Festino di Santa Rosalia, e la pietanza già pronta la si può acquistare già da fine giugno, per tutta l’estate, presso i venditori di ortofrutta o nelle taverne dei mercati storici, ma anche in banchetti improvvisati in giro per la città.
La ricetta dei babaluci ru fistinu la trovi qui!
È un modo efficace, benché assai poco elegante, gustarle succhiando i babbaluci direttamente dal loro guscio, una prassi che genera un tipico rumore non esattamente elegante.
Sono un’altra specialità, le lumache più grandi, dette “crastuna”, una parola dialettale derivata da “crasto”, ossia il montone, per l’analogia con le corna ben evidenti. Queste vengono cucinati con una dolcissima salsa di pomodoro e cipolla.
Ficurinnia, muluna e pipittuna
Fichi d’india, cocomeri e cedri
Anche la frutta a Palermo è legata allo street food. Non è un trionfo esclusivo delle fritture, durante le passeggiate è possibile fare uno spuntino facendo ricorso alla frutta fresca che si trova in vendita nei coloratissimi chioschi della Cala o della Kalsa.
Nei chioschi, in bella mostra, puoi trovare tante prelibatezze della terra di Sicilia. I frutti più ambiti sono certamente i ficurinnia cioè i fichi d’india, il simbolo della Sicilia in tutto il mondo.
L’ambulante li priva della buccia irta di spine “a vista” con grande abilità, chiedendoti se ne desideri ancora: “Ta’ munnu navutra?” (te la sbuccio un’altra?).
Immancabile soprattutto durante il periodo del festino palermitano il banco ri muluna, dove il cocomero viene servito affettato e tagliato a tocchetti pronti per essere gustati.
Altri frutti caratteristici che si possono trovare nei chioschetti sono i cedri, detti pipittuna, serviti a fette e conditi con il sale.